Torino è
anche la città dei fantasmi,infatti molti dei suoi palazzi hanno ospiti di un'altra
dimensione entità di un passato lontano molte volte vittime di violenze e di
efferati fatti di sangue. Tra i più famosi potremmo ricordare la donna velata di
san Pietro in vincoli, i fantasmi del carcere delle nuove,quello di palazzo
Barolo. Ma nei pressi di Torino si trova un luogo che secondo i cultori dello
spiritismo è il castello più infestato d’Italia, posto di cui esistono
fotografie molto interessanti e esplicite, un luogo dove chi scrive è stato e
da dove e fuggito per il senso di malessere e di angoscia che esso emana. Sto
parlando del CASTELLO DELLA ROTTA situato a Moncalieri a ridosso dell’autostrada Torino Savona
Il castello, costruito nel IV secolo, fu possedimento prima dei Longobardi e poi dei Cavalieri di Malta che lo ebbero per tre secoli fino al 1500 quando la proprietà passò alla famiglia dei Savoia. Fu in seguito trasformato in deposito di polvere da sparo nel 1706, durante l’assedio che fu anche teatro del gesto di Pietro Micca . Tra queste mura venne imprigionato dallo stesso figlio, Vittorio Amedeo II di Savoia, Re di Sardegna, che impazzì e morì completamente folle. Il castello aveva il fondamentale compito di difendere il ponte sul fiume BANNA, il ponte infatti era l’unico passaggio della strada romana che arriva da Pollenzo. Nei primi anni cinquanta cadde in uno stato di rovina ma per fortuna fu acquistato negli anni ’70 da Augusto Oliviero che ne è l’odierno proprietario , Oliviero lo restaurò e lo allontanò definitivamente dal degrado che lo stava distruggendo, quando era in completo stato di abbandono, chiunque vi aveva accesso e anche una semplice visita con tutte le buone intenzioni poteva diventare pericolosa. Il castello fu scenografia di molte battaglie, una delle quali gli avrebbe persino attribuito il nome, "Rotta" che per l’appunto vuol dire “sconfitta”. Una leggenda vuole che questa disfatta sia stata quella subita da Tommaso di Savoia dai francesi nel 1639. Questo castello che già porterebbe un infausto nome di sventura mostra agli occhi del visitatore anche un aspetto macabro e oscuro. Un aspetto che, anche di giorno, mette a disagio e se non si è predisposti a questo tipo di luoghi costringe ad allontanarsi il più velocemente possibile.
Il nome potrebbe provenire anche da altri significati, tra cui ROTHA ovvero roggia, che significa anche "luogo aperto", dopotutto si trovava proprio su un'ampia e vasta pianura.
Il castello, costruito nel IV secolo, fu possedimento prima dei Longobardi e poi dei Cavalieri di Malta che lo ebbero per tre secoli fino al 1500 quando la proprietà passò alla famiglia dei Savoia. Fu in seguito trasformato in deposito di polvere da sparo nel 1706, durante l’assedio che fu anche teatro del gesto di Pietro Micca . Tra queste mura venne imprigionato dallo stesso figlio, Vittorio Amedeo II di Savoia, Re di Sardegna, che impazzì e morì completamente folle. Il castello aveva il fondamentale compito di difendere il ponte sul fiume BANNA, il ponte infatti era l’unico passaggio della strada romana che arriva da Pollenzo. Nei primi anni cinquanta cadde in uno stato di rovina ma per fortuna fu acquistato negli anni ’70 da Augusto Oliviero che ne è l’odierno proprietario , Oliviero lo restaurò e lo allontanò definitivamente dal degrado che lo stava distruggendo, quando era in completo stato di abbandono, chiunque vi aveva accesso e anche una semplice visita con tutte le buone intenzioni poteva diventare pericolosa. Il castello fu scenografia di molte battaglie, una delle quali gli avrebbe persino attribuito il nome, "Rotta" che per l’appunto vuol dire “sconfitta”. Una leggenda vuole che questa disfatta sia stata quella subita da Tommaso di Savoia dai francesi nel 1639. Questo castello che già porterebbe un infausto nome di sventura mostra agli occhi del visitatore anche un aspetto macabro e oscuro. Un aspetto che, anche di giorno, mette a disagio e se non si è predisposti a questo tipo di luoghi costringe ad allontanarsi il più velocemente possibile.
Il nome potrebbe provenire anche da altri significati, tra cui ROTHA ovvero roggia, che significa anche "luogo aperto", dopotutto si trovava proprio su un'ampia e vasta pianura.
La sua struttura
possente è prettamente finalizzata alla
difesa, con torre di vedetta, ponte levatoio e grande cortile interno. Possiede
molte sale e una cappella,come molte costruzione della sua epoca. Ma il castello
della Rotta è divenuto famoso soprattutto per una grande quantità di foto di presunti
spettri che hanno fatto capolino dalle sue finestre e che hanno impressionato
anche i più scettici.
Un castello
appartenuto ai Cavalieri di Malta
Nel 1196 il castello fu donato dal Vescovo Arduino di Valperga, insieme ad altre proprietà, ad Alberto, Maestro della milizia del Tempio, divenendo possedimento dei Cavalieri di Malta. Poco distante vi è il paesino della Gorra,molto probabilmente magione Templare. E’ facile trovare documentazione che comprova questa cessione, inoltre sui pilastri d’entrata vi sono scolpite croci patenti a firma dell’appartenenza del luogo all’Ordine. Anche l’interno riporta immagini e scritte correlate alle crociate.
Le leggende
del fantasma del cavaliere e del suo cavallo Nel 1196 il castello fu donato dal Vescovo Arduino di Valperga, insieme ad altre proprietà, ad Alberto, Maestro della milizia del Tempio, divenendo possedimento dei Cavalieri di Malta. Poco distante vi è il paesino della Gorra,molto probabilmente magione Templare. E’ facile trovare documentazione che comprova questa cessione, inoltre sui pilastri d’entrata vi sono scolpite croci patenti a firma dell’appartenenza del luogo all’Ordine. Anche l’interno riporta immagini e scritte correlate alle crociate.
Qui si svolsero moltissimi fatti d'arme con conseguenti morti violente; non solo il campo è intriso del sangue dei soldati, ma in esso furono sepolti molti uomini, fatto recentemente comprovato dagli scavi che hanno riportato alla luce diversi cadaveri, tra i quali spiccò la figura di un cavaliere ancora con il suo cavallo e con una croce di ferro al collo, i resti sono stati datati tra il XV e il XVI secolo. Quando questo soldato fu riesumato colpì molti perchè da sempre nelle cascine vicine si narrava di un fantasma di un cavaliere a cavallo vagante per il maniero, con la stessa croce di ferro al collo, questa circostanza, non solo è dichiarata da testimonianze oculari di residenti della zona, ma anche da documenti del passato, che hanno sempre attribuito alla Rocca la fama di castello più infestato d’Italia.
Si narra che
in passato qui vi giunse una marchesina francese che doveva sposare il padrone
del maniero. Lei però innamorata e corrisposta da un cavaliere crociato lo
rifiutò, probabilmente anche perché il nobile era vecchio e zoppo, mentre il
suo fidanzato era bello e coraggioso. Ma il promesso sposo, senza tanti complimenti, gettò la poveretta dalla torre! Il cavaliere
appena apprese la terribile notizia si votò a Dio e partì per la crociata per
combattere gli arabi infedeli. Si dice che che il cavaliere col cavallo sia
proprio questo triste uomo che desiderò farsi seppellire qui accanto alla sua
amata. Esiste una leggenda parallela che ha il nome di “Leggenda del
frate della Rotta”. In questo caso era però il signore del castello ad essere
bello e coraggioso che si innamorò di una bellissima e giovane nobildonna.
Venne organizzato il fidanzamento a corte con sfarzo e balli. Ma la
distrazione del gozzoviglio facilitò un assedio a sorpresa da parte dei
saraceni, alcuni dei quali inseguirono la povera donna fino in cima alla torre dalla
quale ella si gettò per non cadere nelle mani del nemico. Il cavaliere si battè con
valore sconfiggendo tutti i saraceni, ma appena vide la sua amata distesa senza
vita sul ponte levatoio, abbandonò la sua roccaforte e partì in Terra Santa
facendosi monaco guerriero templare per vendicarsi di tutti gli infedeli che
avevano portato questo profondo dolore nella sua vita.
Queste
leggende sono simili, un poco diverse, ma si accomunano per i particolari più
importanti, come la caduta dalla torre di una fanciulla triste e disperata e un
cavaliere templare che combatte gli infedeli. Il male dapprima trionfa
sottraendo ciò che di più prezioso possediamo, ma l'uomo, stimolato da questo
profondo dolore trova la forza per combatterlo e sconfiggerlo. Il cavaliere
viene poi seppellito con tutto ciò che ha, una croce e il suo fedele destriero.
Inseguirà l'amore per l'eternità e troverà pace solo dopo aver consumato la
propria vendetta.Del cavaliere si sentirebbe risuonare il rumore degli zoccoli
nelle stanze interne, è a cavallo, ha una spada in mano e una croce di ferro
sul petto. Gli altri fantasmi del castello e il corteo di spettri del 12 giugno
Egli non sarebbe stato "avvistato" da solo, sempre secondo diverse testimonianze, sarebbe affiancato da altri spettri di frati, suore, nobili, soldati e cavalieri, tutti personaggi morti in situazioni tragiche e sventurate. Tutti questi fantasmi, nelle notti di giugno, formerebbero una processione in queste zone. Ognuno ha una storia terribile… Vi è il sacerdote murato vivo nel 1400 per terribili crimini commessi, come vi è il ragazzino travolto da dei cavalli imbizzarriti, oltre al giustiziato tramite decapitazione, che vagherebbe ancora nel cortile interno con la testa sottobraccio. Insieme allo spettro del bambino vagherebbe anche la nutrice disperata che ancora piange e sospira per esserle sfuggito di mano. La donna suicida lascerebbe dietro di sé profumi di rose e gigli. Vi sono visioni di battaglie e di interi eserciti ancora in marcia. La processione di spettri avverrebbe nella notte tra il 12 e il 13 Giugno ed innumerevoli sono ancora gli appassionati di esoterismo che qui si recano proprio in queste date. Curiosi, medium, indagatori del mistero da anni si appostano nelle notti di primavera a caccia di fantasmi. E ogni minimo fumo, luce, movimento viene immortalato e portato a casa come un trofeo.Peccato che sia residenza privata e il proprietario, Augusto Oliviero, un po' stufo di questo continuo movimento di "vivi" più che di "morti", avrebbe deciso di intensificare il proprio diritto alla privacy rendendo il maniero sempre più inaccessibile. Non che lo stesso Oliviero non si sia appassionato dei fenomeni paranormali che gli caratterizzano il castello, ma se si parla di questo delicato argomento, bisogna sempre porre molta attenzione e magari a far fede a vecchie serie documentazioni, tra cui alcune effettuate da un gruppo di ricercatori milanesi che hanno recuperato diverso materiale interessante, frutto di testimonianze corredato anche da diverse fotografie. Ma a noi interessa il lato storico e ci affascina ripercorrere gli eventi, morti violente e intrighi che hanno dato un’identità oscura al castello, vicende coronate da spettri e apparizioni di questi personaggi sventurati che vediamo, anche solo con l'immaginazione, ancora vaganti tra le mura della rocca.
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